Appunti Spirituali

Esercizi Spirituali Familiaris Consortio - Agosto 2014

Le domande che quest'anno mi ha posto sono micidiali da un certo punto di vista. Ho assaggiato per tutta la vita la morte e la sofferenza nella mia famiglia. Una certa solitudine in questo. E dopo sofferenze inimmaginabili, quasi come un disegno di Dio, sono stato chiamato io a soffrire nel fisico, partendo da tre anni fa quando, oltretutto, rimasi profondamente ferito da Dio. Da allora a quest'anno, forse per mia maturazione, ma credo per merito dello Spirito, ho affrontato la morte in più round uscendone, finora, sempre vittorioso con la certezza che la mia storia ha avvicinato e fatto toccare Dio più da vicino sia a me che alle persone che mi circondano. La cosa che più mi ha scioccato e sconvolto sono le preghiere da lontano da chi io non conosco e che io non ho mai visto.
Chiedo al Signore di aiutarmi a vivere questa mia malattia chiedendo l’aiuto degli altri, facendo notare i miei bisogni e vincendo le ipocrisie di chi mi circonda.
Mi sento spesso accerchiato da volti sconosciuti, come disperso in un posto che non mi appartiene.
Come devo comportarmi Signore? Che senso ha la sofferenza dei bambini? Se è vero che crediamo nella Resurrezione e nella vita eterna, è giusto curarsi dalle malattie? È giusto essere tristi per la perdita di una madre che sempre ha sofferto in terra fisicamente e che ora è nella Tua beatitudine?
Aiutami, Signore, a condividere con la Mary questi pensieri e aiutaci a pregare l’uno per l’altra.

La testimonianza di Gesù che si fa umiliare e resta per 30 anni insieme agli uomini pur sapendo della sua natura mi può dare il coraggio per il mio cammino.
Cosi come la vita di Giuseppe mi aiuta a ironizzare sulla mia vita. Dall’esempio di vita dei miei genitori devo imparare questo: a essere una roccia, fedele, che si rinforza ogni giorno in Dio. A non accontentarmi, arrendendomi alla mia situazione, ma a reagire, reinserendomi nel mondo, portando come fardello e come testimonianza vera la mia vita, la mia esperienza, e traducendo questo in amore per la mia famiglia.
Sembra proprio un disegno la mia famiglia nata al cielo, e il ritrovare così mia sorella, i nipoti, ma soprattutto la Mary come una nuova famiglia in cui portare la mia esperienza.
Chiedo a Te, Signore, l’umiltà di accettare i consigli e di vedere con occhio sincero la mia situazione di salute. Ti prego per quanti, come me, soffrono costantemente. Sii per loro motivo di fierezza, orgoglio buono, certi di una vita eterna libera dai dolori terreni.

Aiutami Signore a rendermi conto di queste persone vicine che sto colpendo e convertendo con la mia storia e donami il coraggio di continuare sulla mia strada verso la guarigione dando il giusto peso alle cose, pazientando e confidando nel tuo amore che sempre mi assiste.

Alla domanda «chi mi ama?» rispondo dopo questi mesi «chi mi dedica del tempo». Questo è donarsi gratuitamente e io non posso, non devo far sì che tutto diventi pretesa dall’altro. Ognuno ha la sua croce e devo cercare di dare il tempo all’altro di capire, comunicandogli a mia volta le mie necessità. Devo chiedere con insistenza a Dio che mi aiuti a comunicare ai miei amici, alle altre persone quanto grande sia ciò che riceveranno davanti a Dio. Non è piacevole essere ammalato ma questo fa venire fuori tutti quei lati negativi che cerchiamo sempre di nascondere e ce li pone davanti, impedendoci di scappare e costringendoci a combatterli. Per la mia esperienza non sto bene se vado a dormire lasciando qualcosa di incompiuto.
Chiedo al Signore che il fidanzamento con la Mary possa essere per noi segno tangibile del nostro amore, per noi e per gli altri. Abbiamo affrontato molte sfide insieme, probabilmente più di quante più coppie affrontano nell’arco della loro intera vita. Io non so ancora se il Signore mi concederà di formare una famiglia, ma so che il mio amore per Lui nella Mary non avrà fine.


Esercizi Spirituali Familiaris Consortio - Novembre 2014

Mi accorgo in questi ultimi mesi di quanto solo con la mia presenza posso profondamente scuotere le coscienze. Dio mi chiama a testimoniare la forza, la bellezza e la gioia del Suo Amore. In questi ultimi giorni, tuttavia, mi sono fatto prendere dallo sconforto e dall’abbandono. Credevo di aver cancellato la paura della morte ma ogni tanto spunta fuori come se fosse cosa necessaria, quantomeno a ricordarmi che la strada passa di lì. Non è in sé una vera e propria paura. È più una sorta di flebile angoscia che riesco rapidamente a schiacciare ma che come una tentazione mi fa sentire solo. Voglio dedicare tutto il mio amore alla Mary e imparare ad amare I suoi difetti ancor prima dei pregi.


Di tutte le qualità principali dell’amore ho sperimentato maggiormente la pazienza perché ci permette di imparare ad amare l’interezza dell’altro con i suoi pregi e i suoi difetti, senza trascurare i dettagli ma imparando ad apprezzarli.

Sei tu Signore che mi hai creato e mi hai tessuto nel seno di mia madre (Sal 138).

Prego il Signore affinché io e gli altri ammalati nel corpo possiamo vedere come Tu ci vieni incontro sempre di più in questi momenti.

Durante quest’anno ho messo Dio davanti ai miei egoismi rivolgendomi a Lui quando mi sono trovato a vedere persone, bambini, situazioni senza alcun senso logico umano e senza sentimento umano. Mi sento di poter ringraziare Dio per ogni viaggio a Milano perché serve a ricaricarmi di fiducia. È nella periferia, nei luoghi del senza senso logico, che trovo la forza. Immedesimandomi nelle tante famiglie che incontro, riesco a vedere con maggiore semplicità il disegno di Dio per ognuno di noi. Il coraggio di tanti bambini e la loro facile ironia nonostante siano perfettamente consapevoli di quello che sta accadendo non può che riempirmi il cuore di una gioia autentica che porta a relativizzare quello che vivo a casa e ad affrontare senza troppo timore la prova che, quotidianamente, la vita mi chiede. Se è vero che l’Amore chiede questo allora non posso che gioirne.

Qualunque cosa accada Gesù mi ha preparato la strada e la morte rappresenta una naturale conseguenza della vita. Il fatto che il Signore mi abbia voluto porre davanti alla forza dei bambini mi ha ridato vigore riempiendomi di responsabilità verso questi piccoli.
All’inizio ho potuto gridare, con tutte le mie forze, la mia rabbia, la mia angoscia. Pensavo che la mia vita fosse finita, fosse vinta. E invece proprio riscoprendo in Chiara (Corbella Petrillo), quella donna che in ospedale amavo e odiavo al tempo stesso. Mi arrabbiavo quando la Mary diceva che avevano fatto una veglia di preghiera per me chiedendo l’intercessione di Chiara ma al tempo stesso quando mi chiedevano la sua storia andavo orgoglioso di poterla raccontare e paragonarla un po’ alla mia.

Comincio con l’affidare al Signore la giornata di oggi e lo ringrazio per la bellissima giornata di ieri e, in generale, per questi esercizi spirituali. Chiedo il discernimento per il nostro cammino di Laboratorio di comunità e chiedo di infondermi e infonderci coraggio. C’è poco da fare in pensieri, bisogna agire perché rimanga qualcosa nel cuore. Partire lavorando sui pregi dell’altro e attuare una sincera correzione fraterna. Riconoscere i doni e restare fedeli alle proprie scelte. Nei momenti di deserto, che io amo, se io amo Dio rimane in me, questa è la regola base. Approfitto di questo momento di Grazia per chiedere al Signore di continuare a proteggermi durante queste cure e, se possibile, di ridurre al minimo le mie sofferenze. Aiutami ad essere testimonianza anche a casa e su facebook, anche e soprattutto utilizzandolo come strumento di diffusione di parola, di speranza e di fede.

Aiutami Signore a non lasciarmi vincere dal male, in tutte le sue forme. Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre da te. Tu mi hai vinto, mi hai fatto violenza, sono divenuto motivo continuo di scherno, giorno dopo giorno, tutti si beffano di me (Geremia 20).

Continua, Signore, ad infondermi questa intraprendenza e questa voglia di fare. Ti prego per i miei amici che non hanno potuto vivere questi giorni, ti affido le loro vite e le loro esperienze. Aiutaci ad essere testimonianza per gli altri giovani. Noi ti promettiamo di non tradirti ma ammettiamo la nostra debolezza umana.