Nascita al Cielo

Libretto Celebrazione

L'albero della vita è luogo di sintesi, di riconciliazione, di comunione; è radicato alla terra e proteso verso il cielo, verso Dio; unifica in sé la forza e l'amore e tutta la complessa varietà della vita; tra i suoi rami dorati, segno di regalità e preziosità, l'attesa trova il proprio compimento nell'abbraccio dell'amore. Da questa comunione fiorisce la vita.

Gustav Klimt, L'albero della vita (1905-1909)

Omelia

“Cristian, mi ami più di costoro?” “Signore, se è vero che chiedi questo allora non posso che gioirne”. Certo, Ti amo. Ecco il cuore del Vangelo di oggi: “Tutto posso in colui che mi dà la forza”. L’invito di Gesù è un invito esigente, essenziale, affascinante: “Seguimi”.
Ringraziamo tutti insieme il Signore che chiama, che ci chiama a seguirlo.

La meravigliosa vicenda della vita si compie proprio in quest’avventura, in questa scoperta che raggiunge, in alcuni momenti delle vette d’intimità, di comunione, di gioia e amicizia profonda, di cenacolo.

Cristian, Mariachiara, Elena e Francesco lì ci hanno portato, su queste alte vette. Ma diciamolo subito per evitare di sciupare la verità delle cose. Chicco non ha mai mistificato la sofferenza, o accolta subito con un eroismo da santerello speciale.

L’ha vista arrivare nella sua vita come un macigno ingiusto e immeritato. Si è ribellato, ha lottato mesi con questa dura realtà della sua vita. Aveva sopportato bene la morte del papà, la malattia della mamma, ma così era troppo! E perché sempre a lui? Ha accettato questa sfida, queste domande fondamentali, fondamentali per ciascuno di noi, ha combattuto con Dio e ha continuato a sperare e amare la vita fino alla fine.
In questi giorni qualcuno mi ha detto: “Non t’invidio in questi momenti, stare dentro queste situazioni”. Grazie Signore che m’inviti con amore dentro il cuore del mistero presente in ogni uomo, della Tua vita sempre presente in mezzo a noi. Il mistero della sofferenza è come accontentarsi di stare fuori da una magnifica cattedrale, volerla cogliere dal di fuori e guardare dal di fuori le vetrate; non ne cogli forse intuitivamente se non la fatica, non ne intuisci che cosa sono. Solo se ci vai dentro, solo se ci entri dentro, pian piano, vinta la paura della differenza di luce che c’è da fuori a dentro, inizi a scoprire con stupore che cosa ti aspetta; qual è la bellezza in cui il signore ti sa introdurre e avvicinare. Come diventano quelle magnifiche vetrate quell’opera di giochi di luce e di colore, così diventa il mistero della croce vissuto nell’amore con Cristo, condiviso con gli amici; dal di fuori non si può capire.
O come dire a qualcuno che vuole scalare una montagna, che vede uno scalatore tornare giù, sciupato dalla fatica, dal sole e dal freddo. Allora uno preferisce conservare la salute, conservare le energie, per aspettare un tempo, per avere opportunità infinite, ma non saprà mai scorgere in profondità negli occhi dello scalatore le meraviglie che ha apprezzato, la pienezza di cuori e di orizzonti che si sono aperti dentro la vita di chi ha salito la santa montagna.
Dico grazie a Dio che nella sua bontà mi ha chiamato a seguirlo, nel sacerdozio, dentro le cattedrali dei cuori degli uomini, degli amici, degli sposi, dei fidanzati, a salire con loro le vette della vita e a condividerne con loro le gioie e i dolori, la salute e la malattia.

Come ci ha ricordato il vescovo Massimo martedì sera pregando per Cristian. Diceva: “La pienezza della vita sta nel nostro rapporto con Gesù e con i fratelli che Egli ci dona. (E in questo veramente si brucia e si consuma come in una offerta davanti a Dio, come un olocausto. tutto quanto il senso di ciò che Egli ci dona.) Che cosa vale la vita se non per essere donata? Fa dire Claudel ne “L'annuncio a Maria” a uno dei suoi personaggi: “Cosa vale la vita se non per essere donata?”. È questo quello che ci insegna Cristian in questo momento e quello che ci insegna la Chiesa conducendoci verso la Pasqua”. Sì, Cristian, seguire Lui, l'Amore infinito, è aprirsi alla gioia Pasquale, alla gioia della resurrezione che ha mosso da sempre i cristiani a dare la vita. La gioia più vera e duratura consiste proprio nella scoperta del dono della propria vita. E la propria esistenza è un dono.
Che cos'è amare se non dare la vita? “Il contrario dell'amore è il possesso” diceva san Francesco e Chiara Corbella Petrillo in questa frase ha trovato la spinta per vivere la sua vita, la sua battaglia. Così Cristian e Mariachiara sul Vangelo di oggi avete scelto di fidanzarvi perché l'amore è più forte della morte, perché amare è condursi insieme a Dio, è accompagnarsi nell'edificazione vicendevole ed essere pronti per Lui, pronti per l'incontro con l'Amore, con Dio. Ringrazio Dio per voi, così giovani eppure così grandi, ancora figli eppure già padri e madri di tanti; ci state facendo rinascere dall'alto. (Gv 3,3)

Non posso dimenticare questi giorni di grazia in cui abbiamo vissuto l’esperienza del Tabor, l’esperienza in cui i discepoli hanno visto il signore che discorreva della sua dipartita con Mosè ed Elia. Sentire Cristian pregare, lunedì, per i suoi piccoli compagni di viaggio incontrati nell’ospedale pediatrico oncologico a Milano, offrire la sua vita per loro. Ascoltare la preghiera di mercoledì di Mariachiara che con tanta serenità e forza sul letto dell’agonia di Cristian, tenendolo per mano, dava voce alle loro intenzioni, alle loro offerte per gli amici ammalati, per le coppie di sposi che attendono con fede un figlio, dentro di me ho detto: questo è l’amore! Questo è il cuore di Gesù che si svela a noi come sul Tabor, in tutta la sua bellezza e forza. Come diceva straordinariamente Dostoevskij: “la bellezza che salverà il mondo è l’amore che condivide il dolore”. E’ di questa bellezza che ha sete il mondo, che ha sete ciascuno di noi, di questa verità ha desiderio il nostro cuore. Offrire la propria sofferenza per gli altri, offrire la propria vita per gli altri: questa è la vita cristiana, questo è essere discepoli, questo dentro di me grida il mio cuore: lo desidero! Questo mi afferra dentro, mi parla, mi attrae, per questo vale la pena dare la propria vita, questo è essere veramente uomini. Perché questo è l'Amore, l'Amore è capace del per sempre, è l'Amore che vive in eterno, questo Amore genererà per sempre vita. È l'esperienza stessa di San Paolo che scrive ai Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (Gal 2,20) Anche noi siamo chiamati, in questa Eucarestia, a fare nostra questa testimonianza, quella di Cristo, che ci è svelato nella vita e nella testimonianza di Cristian.

Ma com’è possibile questo? Ci dobbiamo chiedere. Ma come si fa a vivere così? Se guardiamo attentamente nell’esistenza della vita notiamo che con attenzione e delicatezza Dio si fa vicino. Notiamo che quel vento, quella brezza leggera è lo stile di Dio. Che anche a Elena, Mariachiara e Cristian, fa come con ciascuno di noi. Ma la differenza sta nel riconoscerlo, nell’ascoltare questa brezza leggera, nel scegliere, non nel fuggire le prove della vita, ma nell'apertura al servizio verso i ragazzi, nella generosità del proprio tempo, nella ricerca di lui nella preghiera e nei sacramenti, nel costruire alleanze di vita con gli amici in parrocchia e nel movimento. Nel cogliere le vite dei Santi che hanno illuminato la nostra vita, come quella di Chiara Corbella ed Enrico, il suo sposo, che con forza, fede e gioia vi hanno aperto il cuore e la mente alla presenza amante di Dio, anche dentro il mistero della croce e della sofferenza. E guardando anche a Chiara ed Enrico sono stati accompagnati così da Dio, anche loro sono stati preceduti da questo vento leggero che ha parlato a loro; la storia della chiesa è la storia dei santi, è una catena interminabile, meravigliosamente intrecciata dalla provvidenza di Dio che ci riporta a Cristo origine e fonte di ogni santità, a cui ognuno di noi è chiamato nella grazia dello Spirito Santo. E’ proprio in questi giorni che mi è tornato in mente, Mariachiara, quando tu, con entusiasmo contagioso, mi hai regalato il libro di Chiara Corbella; il libro che ho letto e gustato in tutta la sua forza, che ho usato nei corsi di esercizi spirituali. E così terminava questo libro, nella bella lettera che Chiara ed Enrico scrivono al loro terzo figlio Francesco: “Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti. L’amore ti consuma ma è bello morire consumati proprio come una candela che si spegne solo quando ha raggiunto il suo scopo”. Ecco perché oggi possiamo dire, con Gesù: “Tutto è compiuto”.

In questi giorni di vero cenacolo, ho visto il Signore in te Elena, che si è fatto carne in te, e attraverso di te ha amato e si è preso cura di Cristian. Così diceva frate Francesco Piloni parlando a Chiara ed Enrico: “Quando comprenderai che una cosa, un amore, una relazione è veramente tuo? Quando sarai libero di perderlo. Perché quando hai la libertà di perderlo, ti accorgi che quello è un dono di Dio”. In voi Elena e Mariachiara e Cristian ho visto questa libertà crescere negli ultimi tempi e vivere in pienezza e gioia tutte le piccole cose possibili, abbandonandovi fiduciosi alla volontà di Dio da cui sappiamo, e oggi ne siamo ancora più certi, non temiamo nulla, vinte le paure, crescendo nell’abbandono alla sua volontà si scopre l’infinita dolcezza della sua presenza che non viene meno e colma le nostre vite pienamente. Ecco perchè oggi non siamo in scacco della morte, del distacco, ma nella pienezza della gioia della comunione con la terra e il cielo. Siamo nella gioia di una vita compiuta in pienezza e presente oggi a tutti noi in modo ancora più reale e vero. Viviamo, ciascuno di noi, insieme, la scoperta che Cristian ha fatto della sua vita e che oggi ci affida, e noi desideriamo farla nostra. In ogni momento della vita come ci suggerisce il Vangelo di Luca, ogni giorno: “Se è vero che l'Amore chiede questo allora non posso che gioirne”.

Cristian, da vero capitano, con le sue parole e la sua vita ci invita a non rimanere in panchina, lo dico ai giovani e agli adulti, a non essere cristiani da tribuna o da bar. Ma a scendere in campo a giocare per la vittoria, per vincere la partita della vita, per vincere sulle nostre comode paure, le nostre giustificazioni, per vincere sulle nostre pigrizie, per vincere sui nostri egoismi, sulla nostra mediocrità. Lasciamo crescere in noi la gioia di essere qui. Non per dire poverino, che vita piena di sfortune; ma per venire purificati, edificati, affascinati dalla bellezza della vita cristiana. Gesù non ci lascia mai soli, Gesù ci fa suoi amici e ci chiama a seguirlo sulle vie dell'amore, dell’amore per sempre, a prendere il largo, a seguirlo nel dono della vita. Tutti ne siamo certi, lo sentiamo dentro di noi che vogliamo vivere così, che non possiamo che desiderare di vivere così, con questa intensità, con questa verità, con questa passione per la vita. Non possiamo tacerlo, riveliamoci vicendevolmente il desiderio del nostro cuore, di voler vivere così intensamente. Questa vita, come ci ha insegnato don Pietro Margini, diventerà allora sempre più una festa verso il Paradiso. Questo è il cammino del cristiano.

Grazie Signore perché questi ultimi giorni sono stati per tutti noi un assaggio di Paradiso! Chicco attendici, fai il tifo per noi, e incoraggiaci sempre con il tuo sorriso.

Ringraziamenti Mariachiara

Grazie Signore perché la vita di Cristian, così segnata dalla prova e da cui tu, apparentemente, sembravi assente, è stata e continua ad essere il risplendere della tua parola d'amore e di salvezza. Abbiamo contemplato, celebrato e vissuto la concreta verità del mistero pasquale.
Grazie perché Cristian ci ha testimoniato per cosa valga la pena vivere: consumarsi nel fuoco del tuo amore, per poter entrare in quell'eternità per cui ci hai creati ed in cui desideri accogliere ciascuno dei tuoi figli. Davvero possiamo sperare: ci attende il dono di una vita molto più grande.
Grazie Signore perché in Cristian ci hai insegnato cosa significhi abbandonarsi fiduciosi nelle tue mani, continuando a lottare per il dono che è la vita e accettando i limiti che la malattia e l'esistenza pongono. Il Vescovo Massimo, poche settimane fa, ci ricordava la chiamata a portare la propria croce, quella degli altri e anche quella di Gesù: chi ha vissuto questo anno con noi ha potuto sperimentare la reale possibilità di vivere secondo questa logica.

Ti ringrazio di aver potuto camminare insieme a Chicco: una persona di fede, capace di chiederti tanto, anche con insistenza; pronto a ringraziarti per le gioie che tu ci hai donato, in particolare la grazia del fidanzamento; disponibile a seguirti lungo quella strada su cui ci inviti, anche se umanamente non è sempre quella che attendiamo e desideriamo. In questi anni abbiamo affrontato insieme tantissime prove ma abbiamo avuto la "grazia di vivere la grazia" (Chiara Corbella): non solo nei momenti di fatica ma anche nella quotidianità, nel servizio in parrocchia, nel Movimento Giovani, nell'amicizia in modo particolare con la Laura, la Giulia, Pancio, Farro e Luca.

La nostra riconoscenza oggi si allarga, fino ad abbracciare i tanti che ci hanno accompagnato e sostenuto nel nostro cammino.
Grazie per la grande testimonianza di fede di Chiara Corbella e di suo marito Enrico che ci ha talmente affascinato tanto da spingerci ad affidare proprio a Chiara la vita di Cristian nel momento della malattia. E' come se Chiara ti avesse preceduto, Chicco, per insegnarti ad amare tanto il Signore anche sulla croce, a portare la croce per te stesso e nel desiderio che questa sofferenza diventasse, per tanti, occasione di conversione del cuore.
Un “grazie” enorme va al Movimento Familiaris Consortio: alle tante comunità di famiglie che con insistenza hanno pregato per noi ogni giorno; al Movimento Giovani, in particolare al nostro laboratorio di comunità che oggi, Signore, affidiamo alla tua protezione; ai sacerdoti che ci hanno accompagnato in ogni momento con grande delicatezza e paternità. Tutti ci avete fatto sentire accolti e sostenuti.
Grazie, per la nostra comunità parrocchiale e per tutti coloro che, pur non conoscendoci, ci hanno accompagnato nella preghiera. Abbiamo assistito al nascere di preziose amicizie spirituali da quella semplice frase, “prego per te”, che tanti ci hanno donato.
Grazie di aver potuto vivere questo momento insieme ai miei genitori, a Giovanni, Francesco ed Elena che, con tutta la delicatezza e la premura di una madre, si è presa cura di Chicco, ai loro bimbi che hanno condiviso con noi e per noi la loro mamma e la loro famiglia.
Grazie, Signore, per la preziosa vicinanza della dottoressa Biassoni e della dottoressa Schiavello che, con amore materno, hanno accudito Cristian. Auguro a tutti di poter incontrare persone capaci di vivere il proprio lavoro come vera vocazione.
Grazie per la preziosa testimonianza che i tanti bimbi ammalati che abbiamo incontrato ci hanno consegnato: pur non potendo comprendere abbiamo scorto in loro la bellezza di obbedire al dono della vita.

Spesso io e Chicco ci siamo chiesti il motivo, il “perchè” delle tante prove che abbiamo dovuto affrontare. Abbiamo però imparato che è molto più bello e fecondo domandarsi “per chi” vivere ogni situazione, anche la più faticosa e dolorosa. Continuiamo allora ad offrire tutto questo per i bimbi dell'oncologia e per le loro famiglie; per le famiglie che non riescono ad avere figli; per la guarigione del nostro amico Umbo; per la conversione di ciascuno di noi a Dio.

Mariachiara

Quae placita sunt ei, facio semper (Gv 8, 29)
ciò che piace a Lui, è ciò che io faccio sempre.

Questo senso della vita di Gesù, Egli misteriosamente lo diffonde,
ma lo diffonde non con una dottrina, lo diffonde come una richiesta;
Vuoi darmi la tua vita?
Vuoi darmela per loro?
Vuoi darmela per tutti gli uomini?
Vuoi darmela per chi non mi conosce?
E nel segreto del cuore ciascuno deve preparare la propria risposta.

S.E. Mons. Massimo Camisasca